23/09/15

Saha

"Com'è la mente di questo vecchio monaco?


Una brezza leggera nel vasto spazio."




Con il tempo e l'esercizio, le cose non si fanno più semplici.
Vorrei scrivere in una dimensione, scrivere in linea retta e non dovermi preoccupare dello spazio, del punto. 

Scrivere come Spinoza: il due che segue l'uno, e poi il tre.

Vorrei scrivere in linea retta dal momento che è il genere di scrittura supremo, il più difficile.

Osservo i saggi, trasformati dalle stratificazioni della memoria in statue di pietra, e cerco di indovinare i movimenti segreti, profondi come abissi oceanici, inarrestabili.
Movimenti senza residui, movimenti semplici, rispetto ai quali non si da tempo né ostacolo. intensità senza unità di misura.

Scrivere senza corpo, o nonostante il corpo? Scrivere senza parlare, senza pensare.
Agire senza intenzione, senza guadagno.


Lo scardinamento concettuale, la decostruzione, sono esercizi ingannevoli se riempiono l'intelletto di pallido orgoglio. Non esiste leva senza perno, nè pensiero senza posizione.

L'esercizio del pensiero dispiega lo spettro delle possibilità umane fra il reale, che è il problema, e il concetto, che è il reale.
Quello che si fa in mezzo è filosofia, e non c'è altra definizione di filosofia che non sia "quello che si fa in mezzo".


Lascia che i pensieri fluiscano dalla testa, che si perdano nello spazio. Infinite sono le lezioni, unica è la verità. I saggi parlano per paradossi. L'umanità procede oceanica verso l'inevitabile illuminazione, ticchettando nel gruire spasmodico dell'accelerazione.

Nessuna paura. Il male è illusorio. 
Il dolore quadruplice è l'unica via verso il vuoto reale.



Buonanotte, compagno Rubasciov. Pensa dritto. Muori bene.

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