29/08/18

I am here and you are here and we are all together

 INIZIO


"Al tempo in cui Mi-en-leh organizzò la sua Lega era molto difficile andar d’accordo con lui. Egli insisteva moltissimo sulla disciplina. Il suo maestro Le-peh gli disse: Se ti allei solo con quei pochi che sono disposti a sottomettertisi, non potrai mai portare alla vittoria i fabbri di aratri. I fabbri di aratri devono unirsi ad altri combattenti, perché da soli sono troppo deboli. Mi-en-leh rispose: Proprio perché i fabbri di aratri hanno bisogno di alleati devono osservare una disciplina molto severa. Se si vogliono stringere alleanze occorre essere molto uniti, essendo una delle parti contraenti, altrimenti si arriva ad una fusione.
Particolarmente violenta fu la reazione dei lavoratori della testa contro la disciplina nella Lega di Mi-en-leh. Mi-en-leh disse: Essere liberi significa per voi partecipare al dominio. Partecipare al dominio significa per voi dominare. E il vostro dominio lo chiamate dominio del pensiero. Per dominare siete disposti ad andare con gli affamati, perché qui si combatte per il dominio. Ma gli affamati vogliono il dominio per non aver fame, quindi vogliono un dominio del tutto particolare, che consiste nell’infrangere il dominio di coloro che cagionano la fame. Gli affamati non hanno nulla in contrario ad essere dominati, se questo dominio elimina la fame, in quanto accresce la combattività degli affamati. Essi non tengono in conto alcuno la vostra troppo libera libertà."
Dal Me-Ti, Libro delle Svolte


"Dove si arresta l’azione? Alla cornice? No, il margine non ha più alcuna importanza. Il problema non sta più nella definizione del punto terminale di una forma. Fare questa domanda significa già cadere nell’astrazione, nell’artificio. La vera questione a questo punto è: fin dove termina un’azione? Ogni cosa ha un margine? [...] Vi faccio un esempio semplicissimo: state camminando dentro una macchia fitta fitta. Avete paura. Man mano che la foresta si dirada, la luce aumenta. Ne siete ben contenti! Ad un tratto, arrivate ad una radura. Esclamate: “Finalmente! Eccomi arrivato al margine del bosco”. Il margine del bosco è un limite. Che significa l’espressione: “la foresta si definisce rispetto ai suoi margini”? Quale limite definiscono i margini? La particolare forma che ha ogni foresta? No, bensì l’azione della foresta, la potenza che è in grado di esprimere: non avendo più la possibilità di mettere radici e di espandersi, la foresta si dirada. Questo margine di potenza non può avere le caratteristiche di una
cornice perché non potrà mai esistere un punto preciso, un confine definitivo, in cui la foresta finisce. Il margine della foresta tende verso un limite. Il limite non è altro che la tendenza ad esaurirsi nel limite stesso. Al limite-cornice si oppone dunque un limite dinamico. Le cose non avrebbero altri limiti oltre quelli stabiliti dalla portata delle loro azioni possibili, o della potenza che possono espri-
mere. Le cose sono potenze, non forme. Il margine della foresta non ne designa più un perimetro, ma l’espressione di una determinata potenza, la sua capacità di espandersi sino ad un culmine, di allargarsi fin dove è in grado di giungere. La sola cosa che mi dovrò chiedere pensando ad una foresta è: qual è la sua potenza? Fino a dove è in grado di arrivare, di estendersi?



"Il male sta nel povero ragazzo che sei. Tanto peggio per te se lo sai. Il cielo è tutto quanto non si tocca mentre più lo desideri. Ma tu non sai pregare. Non sai desiderare, né toccare. Vedi tutto e non puoi mutare niente. Ti piacerebbe venire con me? Non ti lasciano passare. È già tanto se mi tollerano. Ci resisto per meriti trascorsi. Ti ci vorrebbe intorno una barbarie, fortune che non capitano più!”

FINE

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