30/08/18

"Thirty's the new twenty, dead is the new thirty": Some Old Kids Blues

Sono passati anni, dall'ultima volta che ho visto il vecchio Louis.
Una eternità e mezzo, a pensarci bene: non sono sicuro che lo riconoscerei, incontrandolo. Eppure, una volta, eravamo così uniti da trascurare le superfici epidermiche di separazione.
Il mio inconscio inspirava, il suo espirava. Mi dibattevo nelle sue trappole, lui faceva regolarmente esplodere le mie. Come una valvola di sfogo, ecco. Come una regola ignota, da seguire senza esitazione, pena la decadenza e la morte.
Non lo vedo da un pezzo, il vecchio Louis. Non significa che io me ne sia liberato.
Non abito più lì, in quella casa lurida con la cantina piena di vecchie carte. Non mi sveglio più nella notte, sorpreso dalle sue urla belluine. Non mi avventuro più nelle sue stanze, solo per ritrovarlo impegnato a studiare una gigantografia aerea della steppa africana.
Impossibile tenergli dietro: geniale, forse, ma più probabilmente totalmente schizzato. Una fuga perenne, forse, che prendeva tuttavia l'aspetto fantasmatico di una ricerca ininterrotta. Scavarsi le viscere - strapparsi il cuore: la stessa cosa.
"Non puoi capire, mio caro Difaul" diceva. "Non puoi capire, mio dolce Legba, la quantità industriale di Merda che ho dovuto ingoiare. Non puoi capire le prove, mio favorito fra gli esseri. Non puoi capire la tragedia, la catastrofe, lo schifo. Sette volte sette le volte che ho giurato di togliermi questa mia fragile, tortuosa vita, di strappare la vista ai miei occhi, di abbandonare le mani all'immobilità perenne. Tutte e tre le ferite iniziatiche ho sofferto. Ho trafitto me stesso! Io stesso! Deliberatamente, e poi per obbligo, e poi per penitenza. Ho pagato il prezzo di ogni verità iniziatica E ANCORA VAFFANCULO NIENTE! NIENTE DI NIENTE!".
Era terribile, in realtà. Socchiudeva quei suoi occhi vitrei, e li riempiva di lagrimosa emozione, tenerezza, persino amore. Li spalancava, ed ecco che una spaventosa lurida paura mi assaliva. Temevo per la mia vita, per la mia anima... temevo con ogni fibra, temevo il totale annientamento.
Si autocommiserava. Imprecava. Crollava esanime. Ingollava droghe. Correva in giro, poi tornava, e in perfetta solitudine cominciava a spiegare al tavolo della cucina la differenza fra un doppio vincolo dalle conseguenze psichiatriche e la procedura lemuriana per l'estrazione dell'Intensità Senza Misura dalla densa tessitura del pensiero simbolico. Nessuna.
Oh, Louis. Non lo vedo da anni, ormai. Prima di andarmene, presi le sue carte, tutte, dalla cantina buia e lurida, temendo che l'umidità e l'oblio le distruggessero. Le infilai in una scatola di cartone, e me ne andai. Lui non c'era, era andato senza salutare, poco dopo quella cosa dello schiaffo. Non gli ero rimasto dietro, no. Aveva qualche strano piano, qualcosa a che fare con l'Enantiodromo, un complotto... prima che sparisse, aveva cominciato a comportarsi stranamente anche per i suoi standard.
Aveva corteggiato spesso la psicosi, ecco, ma mai l'avevo visto camuffarsi, spiare dietro gli angoli, maturare uno strato di paranoia tanto consistente. Gente peculiare veniva ad ore improbabili di notte. Li sentivo discutere, animatamente, prendere accordi, rimproverarsi leggerezze. Una voce era rauca, come di vecchio asmatico. Un'altra acuta ed acidissima. Una donna? Un adolescente? Non avrei saputo dire. Mi riaddormentavo, ogni volta, a fatica, un po' felice e un po' deluso di non essere stato coinvolto.
Alla fine, sparì. Lo aspettai per qualche mese, fino a quando mi resi conto che restavo, in fatti, solo per aspettarlo, senza che lui me lo avesse chiesto, senza alcun obbligo, senza speranze legittime o pretese. Me ne accorsi, alla fine, e me ne andai. Mi portai le cose di Louis, un po' per vendetta, un po' perché non ce l'avrei fatta a staccarmi del tutto. Presi una scatola di cartone, e ci infilai un mucchio disordinato di carte, alcune stampate, altre piene di disegni tracciati a penna. Alcune erano coperte di disegni, opere d'arte, mappe, stampate in cattiva qualità, in bianco e nero, e coperte di fitte annotazioni, quasi tutti acronimi che non riuscivo a capire. Probabilmente, la testa bacata di Louis era l'unico cifrario di quel caos. La carta sarebbe rimasta muta, senza di lui.
Alla fine, me ne dimenticai - Non significa che me ne sia liberato. Un po' di carta, una scatola che di tanto in tanto mi ricapitava fra i piedi. Chissà che fine aveva fatto. Alcuni amici, di tanto in tanto, chiedevano. Più raramente, qualcuno faceva ipotesi. Si era unito alle bande armate di Puech, al nord? Sparato nello spazio, oppure era caduto nella spirale del suo nomadismo urbano, sempre più rancoroso e torbido, attraverso una serie senza fine di appartamenti affollati, luridi squat, pseudo-amicizie solubili in un bicchiere o in una dose...
Smisi di pensarci, e basta. Un'alzata di spalle. "Ciao, Old Louis. Ti amavo, sai?" dissi una notte, prima di addormentarmi, e appena oltre la soglia del sonno mi trovai a guardare fuori da una finestra, ed ero assai in alto, in cima ad una torre di solido granito, ai margini del deserto. E qualcosa, lontano, bruciava. Qualcosa, laggiù, moriva.

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